Minorenni in discoteca: sarà questo il motivo della crisi ?
- Federico Tessari
- 19 gen 2018
- Tempo di lettura: 2 min
Il “far entrare tutti” come causa del non entra “più nessuno”.

In questi anni possiamo assistere ad una crisi generalizzata del mondo della notte, non possiamo nasconderci, i clienti scarseggiano e preferiscono “il sabato nel lettone su Netflix”, si fa sempre più fatica a riempire i club, ne parlano anche i giornali (La Stampa). Molti associano questa crisi all’avanzamento dei social network, dei nuovi media e delle nuove tecnologie, che offrono “svaghi” alternativi all’uscire con gli amici come invece si faceva un tempo. E se invece la vera causa della crisi fossero le stesse discoteche ? Non intendo incolpare i locali di offrire sempre lo stesso prodotto a livello di eventistica “stufando” il cliente, anche perché non sarebbe veritiero: è sempre possibile creare nuove configurazioni in grado di attirare l’attenzione. Come “copla” intendo il trend che sta spingendo i locali ad abbassare sempre più l’età minima con cui si possa accedere agli eventi pur di fare “massa”. Parlando con i miei genitori o con qualsiasi altro della “vecchia guardia”, mi è stato facile capire che l’”andare in discoteca” anni fa era uno svago da 25enni, dagli anni ’90 ad oggi, invece, vedere 16enni ad eventi serali e 13enni ad eventi pomeridiani è sempre più “normale”. Probabilmente questo “all in” proposto dai locali sta facendo “stancare di discoteca” i clienti prima del dovuto (e dell’età in cui sono più propensi a spendere) ed è per questo che oggi e per gli anni a venire l’eta media si continuerà ad abbassare ed i locali che puntano su una clientela selezionata (la maggior parte) saranno sempre più vuoti.
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